Il momento dei bravi

Si è concluso ieri Ebraica. Festival internazionale di cultura a Roma. Nel pomeriggio al Palazzo della cultura di via del Portico d’Ottavia abbiamo assistito al colloquio tra Maurizio Molinari, direttore del quotidiano La Stampa e lo scrittore Eshkol Nevo, uno dei protagonisti della scena culturale israeliana, ormai tradotto e conosciuto in tutto il mondo. Non racconto quanto si è detto ma voglio commentare complimentandomi con tutti: i protagonisti suddetti, gli organizzatori del Festival e pure la traduttrice simultanea, sensibile oltre che professionale. In questo momento storico riconoscere la bravura e la preparazione sembra diventato un lusso. Perciò grazie

Eshkol Nevo
Eshkol Nevo a Ebraica. Festival internazionale di cultura

The future we want includes culture

Oggi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sette dei maggiori network mondiali della cultura presentano una Dichiarazione per l’inclusione della cultura tra gli obiettivi dello sviluppo sostenibile nell’ambito dell’agenda di sviluppo dopo il 2015. Si veda il sito http://www.culture2015goal.net. La parola “Cultura” era completamente assente tra gli obiettivi di sviluppo del Millennio adottati nel 2000. Ripetere l’errore sarebbe gravissimo. Partecipano alla richiesta International Federation of Arts Councils and Culture Agencies (IFACCA), Agenda 21 for Culture, International Federation of Coalitions for Cultural Diversity (IFCCD), Culture Action Europe, Arterial Network, International Council on Monuments and Sites e International Music Council.

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Dal Portogallo

In Portogallo oggi il 90% degli insegnanti ha scioperato bloccando gli esami della scuola secondaria in corso in questi giorni. Lo Stato attraversa una crisi economica terribile (mai così dal 1970). Come al solito, i tagli sono per cultura e istruzione. Tutto il sistema occidentale è alle corde. Quale futuro senza cultura e istruzione? Benvenuti nel medioevo.

Siena, una signora impaurita

Sono reduce da una trasferta a Siena. Non parlerò dello spettacolo che ho visto al Teatro dei Rozzi nell’ambito della 69a Settimana Musicale Senese organizzata dall’Accademia Musicale Chigiana (per i curiosi la bella fiaba musicale di Isidora Zebeljan Due teste e una ragazza). Vorrei parlare dell’aria che si respira. Nonostante le frotte di turisti dietro alla fantastica città e alle bellissime iniziative si affaccia lo spettro della crisi. Nessuno lo dice ma il pensiero è volto a cosa accadrà domani alla cultura. E se questi pensieri offuscano l’illuminata Siena c’è da preoccuparsi. Ancora di più di quel che già facciamo. E allora? L’impegno di tutti noi va moltiplicato. Eliminando le consorterie che sono state una zavorra che in passato ha frenato la cultura e ora rischia di farla affogare. L’impatto con le opere del Rinascimento a Siena ci commuove ma ci fa anche pensare che se i ricchi iniziano a tirar fuori parte delle loro ricchezze forse è possibile rinascere. I committenti più bravi passano alla storia come gli artisti che hanno aiutato.

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Musica o musica?

Sono al saggio di fine anno di una scuola media sperimentale musicale. Nel programma non v’è traccia di autori classici o almeno “colti”. La parte italiana del programma è dedicata a Fabrizio De André. La professoressa che dirige non sa dirigere. Si vede che non ha mai neppure orecchiato l’insegnamento di direzione di coro o ensemble. I genitori accompagnano con applausi (invocano e ottengono come bis) One Love di Bob Marley. Insomma il modello è più la spazzatura televisiva che la musica. Non voglio indagare sui programmi svolti. È una ennesima occasione persa. La musica vista come ricreazione e non come cultura. Questa è l’Italia, Stato arretrato in tutto. Chissà se i genitori plaudenti sanno della campagna di Marley per la liberalizzazione della marjuana. Se la non-educazione parte dalla scuola che speranze abbiamo? L’inerzia, come si dice nel basket, continua a portarci sempre più in basso.