Passati gli ardori (giusti) e i rimpianti (giustissimi) della finale Milano-Siena, il basket italiano ha ora il tempo di guardarsi intorno. Siamo tutti contenti di aver riempito i palazzi dello sport, siamo felici che mamma Rai si sia ricordata della pallacanestro su Raitre. Che cosa abbiamo capito da tutto ciò? Che i soldi -di Armani o di chiunque- permettono di avere una squadra competitiva? Che di fronte a certe partite combattute fino all’ultimo secondo perfino il calciofilo italiota si inchina al basket? Se è tutto qui non è granché. Chi ama il basket a prescindere dai grandi eventi sa che per il movimento questa finalona in sette combattutissime partite non conta molto. Dietro c’è il vuoto. Se l’intenzione è quella di ricominciare un settennato con una squadra sola in Italia, vuol dire che la storia non ha insegnato nulla. E del resto la scelta di nominare presidente di Legabasket un presidente di società (che qualcuno mi dice non essere proprio sgradita a Milano) sembra proprio in continuità con il passato. Date un’occhiata a quel che succede in Spagna. E fate qualcosa per il basket








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