Il ritorno di Casella

Ieri sera a Roma l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha proposto un programma formato da Daphnis et Chloé di Maurice Ravel e dalla Seconda Sinfonia di Alfredo Casella. Sul podio, dopo quasi dieci anni di assenza dalla città eterna, Gianandrea Noseda, una bacchetta sicura ed entusiasta. La prima parte è stata ben diretta e ha messo in evidenza il rapporto tra momenti quasi cameristici e altri in cui coro e orchestra per dinamica e impasto timbrico riempivano la sala ci riportavano alla dimensione sinfonica. Nonostante la bella prova del coro ceciliano e del suo direttore Ciro Visco in Ravel, la primadonna della serata era la Seconda Sinfonia di Casella, eseguita per la prima volta nel cartellone dell’Accademia. Il lavoro è pieno di suggestioni di autori contemporanei (si può anche giocare a cercarvi qui Richard Strauss lì Mahler) come del resto si addice a un compositore non ancora trentenne (fu composta tra il 1908 e il 1909). Tutto è però rielaborato in maniera originale in un rapporto dialettico tra semplificazione dell’ascolto e complessità della scrittura. Noseda nella presentazione al pubblico ha detto di un pregiudizio ideologico nei confronti di Casella. Vero. Ma nei cartelloni concertistici è tagliato tutto il Novecento, tutta la contemporanea. Speriamo che l’approccio con la musica possa partire dal presente e dal passato prossimo.

Requiem per un concerto

Anche se con ritardo, voglio segnalare l’articolo di Antonio Rostagno sull’ultimo numero di Musica+. La rivista del Conservatorio dell’Aquila ha dedicato due numeri alla crisi del sistema produttivo. Nel secondo, Rostagno racconta la storia del concerto pubblico e butta lì anche qualche idea su come rendere più viva un’esperienza che si fa sempre più lontana dalla sensibilità di oggi. Mi piacerebbe sentire i commenti delle persone che sono dell’ambiente. Al pezzo di Rostagno manca purtroppo (ragioni di spazio o scelta deliberata?) uno sguardo al Novecento, anello di congiunzione tra la musica classica di oggi e l’epoca della Borghesia. E se la svolta fosse nel secolo scorso, nella avanguardie dal Futurismo in poi, nel pur arcinoto saggio di Walter Benjamin sulla riproducibilità tecnica, nella musica elettronica? E se l’epoca di Facebook e YouTube derivasse da quella crisi? Per ora basta così. Ho l’influenza e non riesco a scrivere. Aspetto commenti

Corelli questo sconosciuto

Nel Pantheon c’è un flusso costante di turisti. Si rimane estasiati a vedere un simile capolavoro. Si guardano attorno, e cercano indicazioni sui Grandi seppelliti dentro questa favolosa struttura. Neanche un biglietto piccolo piccolo segnala la presenza di uno dei maggiori musicisti della storia della musica: Arcangelo Corelli. “Incomparabili in musicis modulis peritia“, è morto nel MDCCXIII che vuol dire 1713. Gennaio. Sarebbe bello che prima della fine del 2013 qualcuno mettesse un cartello, anche piccolo, per indicare la tomba di questo grandissimo musicista che ha formato diverse generazioni di compositori.

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